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Kebab, arrivederci.

kebab

Sarà che ho il frigo perennemente vuoto come il deserto del Gobi.

Sarà che tanto mangio in mensa al lavoro e torno tardi la sera.

Sarà che non ho un cazz di voglia di cucinare, nè tantomeno di lavare i piatti.

Fatto sta che l’appuntamento del lunedì e del giovedì sera col kebab era diventato un’abitudine. Il kebabbaro tanto sta sotto casa, un egiziano con moglie e prole al seguito,  cordiale e simpatico.

Ho pure imparato che il kebab è molto più facile da gestire con l’insulina della pizza, tanto è quasi tutto carne e verdura, più salsette varie che comunque ho sempre evitato. Niente di peggio che mangiare con il rischio di creare arcipelaghi bianchi o rossi sulla camicia, specie dopo tutta la fatica spesa per metterla in lavatrice (di stirare, non se ne parla :D).

L’altroieri poi scopro che il kebabbaro sta per chiudere il locale. Non gli rinnovano l’affito del locale e che se ne torna in Egitto per un anno. Ora, a parte i problemi logistici – devo cercarmi un’altra alternativa alla pizza vicino casa – in realtà mi è dispiaciuto parecchio, è sempre stato una brava persona.

Categorie:diabete, Diario Tag:, ,
  1. Nannette
    20 settembre 2014 alle 05:28

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